I sogni della Belle Epoque
Questo è il titolo della bella mostra in corso a Palazzo Zabarella, una ricca retrospettiva di Vittorio Corcos, il pittore livornese che ha interpretato un’epoca e la società del bel mondo tra il XIX e il XX secolo.
Non c’è dubbio che, di fronte alla straordinaria abilità dell’artista palesemente esibita nei suoi dipinti, si rimane colpiti ed ammirati. La visione delle sue opere, dai piccoli paesaggi, sullo stile dei macchiaioli e degli impressionisti francesi mediati dall’amicizia con Boldini e De Nittis, alle grandi composizioni di ritratti, splendide dame, personaggi importanti della cultura, della storia, del potere, provoca nell’osservatore una indiscutibile ammirazione. Si capisce perché Corcos era conteso da committenti di alto bordo, dai reali del Portogallo all’imperatore Guglielmo di Prussia, da nobildonne dell’alta società a personaggi del teatro e dello spettacolo.
Questa era la sua vocazione, e seppe sfruttarla con pieno successo e con i risultati che constatiamo, con alcune punte di eccellenza, come nel ritratto di Yorick e nel famoso Sogni che ritrae una giovane donna in atteggiamento spregiudicato quasi di sfida.
Tuttavia devo osservare che di fronte alle opere di Corcos sorge un dilemma: da una parte la qualità delle opere, la raffinatezza delle composizioni, producono indubbiamente godimento estetico e ammirazione. La sua pittura, zucchero e rosolio, è fatta per piacere, così si espresse Ugo Ojetti.
D’altra parte, mentre Corcos ritraeva le sete e i gioielli risplendenti sul seno di dame affascinanti, e dipingeva il lucido copale di eleganti scarpine, alcuni visionari in Europa andavano alla ricerca di nuove forme di espressione, usavano il segno e il colore come strumento per comunicare un sentimento, un dolore, una protesta, scoprivano una realtà oltre il visibile, cercavano il significato simbolico nell’opera d’arte o facevano emergere le pulsioni oniriche dell’inconscio.
Nulla di tutto ciò toccava Corcos. Lui era arrivato al capolinea.
Conclusa la visita, ci siamo riuniti in un bel locale cinese, per sperimentare un ottimo menu esotico preparato con molta accuratezza e gentilezza dal simpatico personale. Per una volta tanto ci siamo dimenticati della pastasciutta e del risotto all’onda.
Rocco Majer
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