A Fossò l’ultima opera di Alessandro Longhi

A Fossò l’ultima opera di Alessandro Longhi

La sera del 15 gennaio 2015, presso il ristorante “Isola di Caprera” a Mira abbiamo avuto l’incontro con il prof. Diego Mazzetto, noto storico della Riviera del Brenta, e con la dr.ssa Sara Grinzato, restauratrice di opere d’arte, che ci hanno parlato del ritrovamento e del successivo restauro del dipinto “Sacro Cuore di Gesù tra i santi Filippo Neri e Luigi Gonzaga” di Alessandro Longhi, figlio del più noto Pietro Longhi.

Il prof. Mazzetto, che sta diventando quasi un habitué delle nostre conviviali, ha iniziato la sua relazione raccontando che ricordava di aver visto, da bambino, il dipinto in questione appeso a una parete di un piccolo museo interno alla chiesa di Fossò; a un certo punto, però, il museo era stato eliminato per far posto a una cappellina invernale e tutto ciò che era in esso contenuto fu trasportato in un deposito al piano superiore della chiesa. E qui il quadro fu dimenticato.

Alcuni anni fa, però, Mazzetto, durante una sua visita al suddetto deposito, aveva rivisto il quadro; era oramai ridotto in pessime condizioni, scrostato, con numerose macchie che denotavano l’essere stato immerso per un certo periodo in acqua (forse a causa di un’alluvione) e persino con alcune parti mancanti perché rosicate dai topi. Aveva subito coinvolto la dr.ssa Grinzato, contando nella sua esperienza di restauratrice. Esaminatolo meglio, si erano subito accorti che, nella parte retrostante, era ancora ben visibile un’iscrizione in cui si poteva leggere:

“Fù Fatta da Fratelli dell’Oratorio e Fù dipinta da me’ Allesandro Longhi / Academico Regio Profesor e Fratello del medesimo Oratorio Lì tre Settembre 1809”.

 

Incuriosito da questa scritta, Mazzetto aveva iniziato a cercare notizie sugli ultimi anni di vita di Alessandro Longhi e aveva trovato che nel 1809 il pittore veneziano, aveva dipinto una pala denominata Sacro Cuore di Gesù tra i santi Filippo Neri e Luigi Gonzaga per l’oratorio di San Gioachin (e Anna) annesso all’ospedale del Santi Pietro e Paolo nel sestiere di Castello a Venezia, pala di cui, però, si erano perse le tracce ed era considerata da tutti oramai perduta.

Ma come era successo che la pala del Longhi da Venezia fosse arrivata a Fossò?

Continuando le sue ricerche, Mazzetto aveva trovato che, in occasione delle soppressioni napoleoniche, l’Oratorio di San Gioachin era stato soppresso e che le opere d’arte in esso contenute erano state alienate; saputo di questo fatto, don Luigi Stiore, veneziano ed ex parrocchiano di Castello, nel 1838 era riuscito a far acquistare la pala del Longhi da Gaetano Muneratti, sindaco molto illuminato del comune di Fossò, e l’aveva fatta portare in questo paese, di cui dal 1836 era divenuto parroco. Risolto il mistero!

Il prof. Mazzetto ha continuato la sua relazione raccontando che, non senza difficoltà, era riuscito a trovare i fondi necessari al restauro dell’opera coinvolgendo soprattutto amici e persone che hanno creduto che “adottare” un’opera d’arte sia sempre una cosa bella; il restauro era stato poi affidato alla dr.ssa Grinzato.

Chiamata in causa, la dottoressa ha spiegato, passo dopo passo, come si sono susseguite le varie fasi del restauro, tutte concordate con la Soprintendenza ai beni storici e artistici.

Dopo la pulitura preliminare, la spolveratura e la fermatura dei frammenti pericolanti, è passata alla pulitura chimica, allo smontaggio del telaio e pulitura del retro, al risarcimento delle lacune tessili (parti mancanti nella tela), all’applicazione di fasce perimetrali utili per il ritensionamento della pala, alla costruzione di un altro telaio e ritensionamento, alla stuccatura delle parti mancanti e al ritocco pittorico.

Ora la pala fa bella mostra di se nella chiesa nella quale era stata esposta al momento del suo arrivo a Fossò e cioè nella chiesa settecentesca di San Bartolomeo, finita di restaurare nel 2005 dopo che, chiusa al culto nel 1957, per molti anni gli spazi interni erano stati utilizzati per gli usi più disparati: teatro parrocchiale, magazzino, sala giochi, palestra e persino … campo da pallavolo!

 

                                                                                              Ivana Vianello

 

 

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