Il male invisibile

IL MALE INVISIBILE: LA VIOLENZA SULLE DONNE

 

Ospite nella conviviale del 26 marzo 2015, la Prof. Aura Fede, sorella della nostra socia Antonella, ha trattato in una documentata relazione il fenomeno preoccupante della violenza sulle donne, purtroppo diffuso in Europa (per non parlare del resto del mondo) sia in forma fisica che, più subdolamente, psicologica.

IL MALE INVISIBILE

 

Premessa

La violenza sulle donne nelle società evolute

 

Negli ultimi anni stampa tv e web hanno dato molta evidenza ai fenomeni di violenza sulle donne. I dati delle Agenzie Internazionali sono impressionanti. Secondo l’Agenzia dell’Unione Europea per i diritti fondamentali presentati in occasione dell’8 Marzo 2015, in Europa il 33% della popolazione femminile ha subito almeno una volta un atto di violenza.

La parola femminicidio, inequivocabile, ha preso il posto in Italia della più generica omicidio. L’Eures ha reso noto i dati degli ultimi due anni: 157 donne uccise nel 2012, 179 nel 2013, un aumento del 14% in un solo anno.

Una corrente di pensiero, fortunatamente minoritaria, sostiene che la diffusa pubblicità agli episodi di violenza potrebbe stimolare per emulazione altri atti di violenza. In qualche modo questa opinione va di pari passo a quella che sostiene, pur con doverosi distinguo salva-coscienza, che abbigliamento e atteggiamenti “provocanti” delle donne giocherebbero un ruolo determinante nelle esplosioni di violenza maschili (esemplari le espressioni di giustificazione delle madri degli stupratori).

Ai molti che si domandano se l’aumento degli atti di violenza sulle donne sia un fenomeno dei nostri tempi, si può rispondere che la maggior parte degli studi dimostra quanto il fenomeno in realtà esista da sempre, per il ruolo subalterno che la donna ha avuto nei confronti del maschio anche nelle società evolute fino a tempi recenti.

“I panni si lavano in casa” era ed è tuttora espressione con la quale si sostiene che i contrasti anche violenti all’interno della famiglia non debbano mai mostrarsi al di fuori di essa. Ed è proprio la famiglia il luogo nel quale si perpetrano le violenze peggiori.

 

I mezzi di comunicazione, che non sono certo enti senza fini di lucro e che tengono bene in conto tiratura e audience, hanno avuto tuttavia il merito di portare alla luce la punta dell’iceberg di un enorme mondo sommerso.

A questo mondo sommerso è dedicata la mia relazione, nella quale farò riferimento solamente alla realtà della società occidentale, lasciando da parte quanto avviene in altre realtà sociali e religiose nelle quali il ruolo di sottomissione della donna non solo viene accettato ma in molti casi codificato da leggi dello stato.

L’emergere degli atti di violenza sulle donne grazie al coraggio di molte di loro capaci di denunciare mariti o compagni e alla capacita di operatori nel sociale oltre che alle capacità investigative degli organi giudiziari ha portato a conoscere quello che ho chiamato Il male invisibile.

 

IL GASLIGHTING

 

Si tratta di conoscenze molto recenti, sulle quali la letteratura scientifica, prevalentemente psichiatrica e medico-legale, è ancora piuttosto vaga. Ne ho valutato le diverse facce, anche alla luce della mia trentennale esperienza di ginecologa e sessuologa in un contesto istituzionale pubblico.

La violenza psicologica (perché di questa sto parlando) che si realizza in una relazione di coppia, è assai più subdola di quella fisica che ha nei lividi dell’aggredita la prova evidente.

Il ruolo del maschio è stato codificato con il termine di gasligther, prendendo spunto da un lavoro teatrale degli anni trenta, diventato poi soggetto di due film negli anni quaranta: il protagonista esercitava un condizionamento raffinato della personalità della compagna attraverso l’affievolimento e lo spegnimento di luci a gas (Gas light).

In alternativa potremo usare l’espressione manipolatore.

 

 

Per una immediata comprensione dei ruoli in gioco userò volutamente degli schemi di comportamento sommari (le sfumature della realtà appaiono naturalmente molto più complesse e di non semplice analisi) È bene poi chiarire che stiamo discutendo di casi di psicologia criminale per quanto riguarda il manipolatore (un insieme o un alternarsi di narcisismo, sadismo e paranoia) e di anomalie comportamentali per quanto riguarda la vittima.

Sono state descritte tre categorie di manipolatori: l’affascinante, il bravo ragazzo e l’intimidatore. Le diverse espressioni danno subito l’idea delle diverse facce con le quali si può manifestare il manipolatore, quasi sempre dopo un periodo più o meno lungo nel quale la relazione di coppia appare relativamente normale.

Il fascino premuroso del primo, o l’atteggiamento rassicurante del secondo sono la trappola nella quale è destinata a cadere la vittima. Più diretto è invece l’atteggiamento del terzo che inizia subito a mettere in atto il proprio piano di manipolazione.

Qualunque sia l’aspetto esteriore con il quale il manipolatore si presenta, il suo scopo è lo stesso e si manifesta attraverso atteggiamenti di

 

            rifiuto delle ragioni della donna, sarcasmo e irrisione, sia in privato che in pubblico

            isolamento della donna dalla cerchia di amici e dalla famiglia originaria

            intimidazione rivolta a persone care, ma anche ad animali e oggetti.

 

Lo scopo è quello di ridurre la donna a una dipendenza totale fisica e psicologica, annullandone le capacità di autonomia e responsabilità.

 

Fortunatamente non tutte le donne possono essere assoggettate dal manipolatore.

La vittima del manipolatore è spesso psicologicamente debole, insicura, desiderosa di farsi volere bene. Nella sua storia affettiva si trovano spesso traumi dell’infanzia, il rifiuto di una figura genitoriale dal quale si è sentita non accettata o tradita.

Di fronte all’azione del manipolatore, abile nel tessere la sua tela fatta di confusione e dubbi, la donna  attraversa tre fasi in successione:

 

            incredulità, nella quale, per quanto sbigottita, mantiene un contatto con la realtà dei fatti, nonostante questi le appaiano distorti dai dubbi insinuati dal manipolatore.

            difesa, nel tentativo di resistere a questa distorsione del reale, talvolta con forza e rabbia

            depressione, nella quale cede del tutto al manipolatore e addirittura gli è grata per l’azione di protezione che mostra di esercitare.

 

Mentre la violenza fisica nei confronti della donna si può manifestare anche in assenza di una storia di vita comune, quella psicologica si manifesta in coppie stabili con rapporti affettivo-sessuali duraturi, che convivono o che si trovano insieme quasi quotidianamente.

Questo elemento è indispensabile perché il manipolatore possa esercitare senza interruzione la sua opera logorante.

Se l’incontro fra i due fosse saltuario, la donna potrebbe mettere in atto negli intervalli fra gli incontri le difese idonee a frustrare l’opera di manipolazione. Per questo, ancora una volta, la famiglia è il palcoscenico ideale per la violenza psicologica.

 

QUALI RIMEDI?

 

Legislazione.

 

 Purtroppo la legislazione nel nostro paese non costituisce un elemento rassicurante. Il nostro Codice di Procedura Penale all’articolo 570 colloca la Violazione degli obblighi di assistenza familiare e all’articolo 572 Maltrattamenti in famiglia o verso i fanciulli. Quanto generiche e poco efficaci come deterrenti siano queste norme è dimostrato dalla realtà che ho delineato nella premessa. Non è difficile indovinare quale sarebbe la qualità e la durata di un procedimento nel quale due periti di parte sono capaci di definire, come accade costantemente oggi nei processi peritali, in modo diametralmente opposto una storia di violenza psicologica. Tanto più che le perizie riguarderebbero una materia di prevalente componente psichiatrica, di classificazione ancora più complessa rispetto a quella fisica.

 

Attività degli operatori sociosanitari

 

La loro consulenza viene richiesta raramente dalla vittima, che talvolta giunge a strutture di riferimento, quali sono i Consultori Familiari, per motivazioni di tipo organico attinenti alla sfera sessuale. Il Consulente familiare (medico, psicologo o assistente sociale) dovrà essere molto attento e professionale per potere cogliere gli elementi che possono orientare verso una violenza psicologica, anche per le resistenze che tenderà ad attuare la vittima, convinta di essere la principale (se non l’unica) colpevole della situazione nella quale si trova.

 

Denuncia dei vicini o dei conoscenti

 

Sebbene non siano frequenti, alcuni casi sono emersi per il coraggio e il senso civico di persone vicine alla coppia che hanno attivato i canali idonei a fare emergere il fenomeno di manipolazione. È certamente più comodo tapparsi occhi e orecchie di fronte a situazioni sospette di convivenza familiare, salvo poi cadere dalle nuvole o rammaricarsi quando drammatici sviluppi portano a conoscenza di tutti il rapporto maligno carnefice-vittima.

 

(Prof. Aura Fede)

 

Curriculum Vitae et Studiorum della dott. Aura Fede

 

 

Ø  Nata a S.Piero Patti (Me)

Ø  Studi pre-universitari e universitari a Padova, città di residenza dal 1948 al 1970.

Ø  Coniugata dal 1971. Ha due figli.

Ø  Risiede a Treviso dal 1971

Ø  Laureata in Medicina e Chirurgia a Padova nel 1970 con tesi su “L’isoimmunizzazione Materno –Fetale”.

Ø  Specializzata in Ostetricia e Ginecologia presso l’Università di Padova nel 1974 con tesi su “Un caso di pubertà precoce”.

Ø  Dal 1971 al 1985 Assistente Medico presso la 2°.Divisione di Ostetricia e Ginecologia dell’Ospedale di Treviso.

Ø  Dal 1979 al 2011 Medico Ginecologo presso il Consultorio Pubblico Familiare  della Azienda U.L.S. di Treviso.

Ø  Dal 1994 al 1997 ha frequentato i corsi per consulente sessuale e terapeuta delle disfunzioni sessuali dell’Istituto Internazionale di Sessuologia di Firenze (sede di Milano).

Ø  Formatore dell’Istituto Internazionale di Ricerca di Firenze dal 1998

Ø  Docente nel corso post-laurea per psicologi e specialisti ginecologi di psicoprofilassi ostetrica dell’Università di Padova

Ø  Ha frequentato il  Corso di Mediazione Sociale e Familiare presso l’Istituto Internazionale di Ricerca di Firenze

Ø  Iscritta all’Albo della Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica in qualità di Sessuologo Clinico

Ø  Autrice di  lavori scientifici su vari argomenti legati alla specializzazione

Ø  Coautore di volumi sul benessere delle donne e sul benessere dei ragazzi

 

Settori di interesse professionali prevalenti:

 

v  Psicoprofilassi  Ostetrica con introduzione di metodiche e innovative per l’epoca

v  Referente dei progetti dell’U.L.S.S. 9 “Percorso Nascita” “Prevenzione delle gravidanze indesiderate”  “Benessere Menopausa’” “Spazio Giovani”

v  Consulente del Comune di S. Polo di Piave per il problema “La Violenza Sessuale

v  Consulente per il Tribunale di Treviso e di Belluno per casi di abuso sessuale.

v  Collaborazione col l’A.I.D.O. per interventi di educazione sanitaria alla popolazione

v  Referente dello Spazio Giovani del Consultorio Familiare di Treviso Centro.

v  Componente dell’equipe per L’Educazione Sessuale dell’U.L.S.S.9 per la formazione degli insegnanti e per gli incontri di educazione sessuale con genitori e ragazzi.

v  Dal 1996 presidente dell’Associazione Prevenzione della Salute di Treviso .

v  Iscritta alla Federazione Italiana di Sessuologia Scientifica (F.I.S.S.)

v  Formatore degli operatori del Servizio Consultoriale di Milano negli anni 2001 e 2002

v  Formatore degli operatori Consultoriali dell’ULSS di Nuoro sull’organizzazione del Consultorio Giovani negli anni 2002 e 2003.

v  Formatore degli operatori Consultoriali dell’Azienda Sanitaria di Varese sul tema “L’educazione sessuale”.

v  Formatore degli operatori Consultoriali dell’Azienda Sanitaria di Feltre sul tema “L’educazione sessuale nell’era della cibernetica”.

 

 

Relatrice in congressi e convegni Nazionali  su temi e argomenti di Ostetricia e Ginecologia oggetto di pubblicazione.

Collaborazione con alcune riviste nazionali a carattere divulgativo e con emittenti radiofoniche e televisive su problematiche attinenti alla sessualità.

Consulente per le problematiche femminili e adolescenziali delle riviste a diffusione nazionale “Pratica” , “Anna”, ”Grazia”, ”Donna Moderna”.

 

 

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Prima della relazione il nostro club ha offerto alle nostre quattro socie Antonella, Bianca, Ivana e Marina un piccolo omaggio in segno di riconoscenza per la loro assidua presenza nel club.

 

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