Le sere e i notturni dagli Egizi al Novecento

LE SERE E I NOTTURNI DAGLI EGIZI AL NOVECENTO

Vicenza, 12 aprile 2015

 

La mostra di Vicenza sui notturni nell’arte: forse un pretesto per presentare un grande numero di opere appartenenti a un periodo storico amplissimo, quasi tutto il ciclo della civiltà occidentale, dagli Egizi ai tempi moderni dell’informale. Un criterio francamente eccezionale, per non dire eccessivo. Però diciamo subito che dobbiamo riconoscere all’ideatore della mostra il merito di aver offerto al visitatore l’opportunità di vedere (o rivedere) opere di grande qualità create nei momenti più significativi della cultura occidentale.

Così, seguendo la traccia delle diverse sezioni temporali e stilistiche, siamo andati alla scoperta delle emozioni che il tema della notte suscita nell’osservatore.

Per capire, ho cercato un aiuto nella letteratura, che a parole esprime le sensazioni provate di fronte allo spettacolo della notte, e ho colto un’affinità tra la poesia e l’opera d’arte. Il fenomeno della notte suscita un sentimento passivo di contemplazione della bellezza della natura addormentata, ma anche un sentimento reattivo di solitudine, di abbandono, di percezione della notte come imago mortis o via di transito nell’aldilà.

Dagli Egizi, per i quali la notte è un paradigma della transizione verso l’eternità, si passa ai diversi momenti della pittura classica, esempi insigni Marta e Maddalena e il Narciso di Caravaggio, dove la notte assume il valore di elemento luministico della composizione (avrei voluto vedere Gherardo delle Notti, ma non c’era!!) , finalmente un volo fino ai romantici, come Friedrich, che più di tutti hanno interpretato la notte come un ambiente di sublime bellezza da contemplare o un mondo arcano nel quale annullarsi e obliare il presente quotidiano. E dopo i romantici e gli impressionisti, i postimpressionisti, fauves ed espressionisti, grandi interpreti  della notte come metafora della dolente esistenza umana.

Mi piace abbinare al dipinto di Van Gogh Sentiero di notte in Provenza, quei tre versi famosi di Quasimodo, che a mio parere esprimono, al pari del dipinto, la concezione dolorosa della vita e il senso profondo si solitudine.

Ognuno sta solo sul cuor della terra

trafitto da un raggio di sole:

ed è subito sera.

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Emersi dalle latebre della notte, siamo approdati a Lapio, posato su un delizioso colle dei Berici, dove abbiamo lietamente pranzato.

Rocco Majer

 

In galleria le foto

 

 

 

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