Ritorno a San Francesco

RITORNO A SAN FRANCESCO DEL DESERTO

 

 

 

Qui era cominciata sei anni fa la nostra consuetudine di trascorrere tre giorni in Monasteri o Conventi per una pausa di riflessione, insieme agli amici del Club, e qui siamo tornati dal 12 al 14 giugno, il che ci ha anche dato l’occasione di festeggiare con i nostri ospiti francescani Sant’Antonio da Padova, francescano eccellentissimo. Ci siamo sentiti subito a casa, aiutati in questo dalla fraterna accoglienza dei Frati: il Guardiano Fra’ Roberto, Fra’ Silvio, Fra’ Rosario e Fra’ Felice ci hanno aperto le braccia come fossimo vecchi amici, mettendo a nostra disposizione con generosità  quello che avevano e quello che sapevano. Perfino la loro mascotte Tosca, una cagnetta di dubbio pedigree ma di indubbia simpatia e fedeltà al convento e ai frati, tanto che segue regolarmente le funzioni religiose comodamente sdraiata su un banco della chiesa, ci ha sempre seguito con affettuosi scodinzolii.

 

San Francesco del Deserto è un’isola della Laguna Veneta, con un’estensione di circa 4 ettari, situata tra Sant’Erasmo e Burano. Ospita un convento di frati minori, originariamente fondato dallo stesso San Francesco.

Frequentato sin dall’età romana, come testimonia il ritrovamento di alcuni reperti nel sottosuolo, il luogo, già chiamato Isola delle Due Vigne, divenne nel 1220 approdo per Francesco d’Assisi, di ritorno dall’Oriente e dalla Quinta Crociata, dove si era recato a predicare il Vangelo al sultano e per porre fine alla guerra. Il Santo scelse l’isola per fondarvi un ricovero dove fosse possibile pregare e meditare in pace, lontani dalla mondanità. Dopo la sua morte, l’isola venne donata, nel marzo del 1233, ai Frati Minori dal patrizio veneziano Jacopo Michiel, parente del patriarca di Grado Angelo Barozzi, per fondarvi un convento.

Nel XV secolo, abbandonata l’isola ed il convento per le condizioni ambientali divenute ormai inospitali, la zona fu successivamente adibita a polveriera dagli Austriaci, sino a che nel 1858 il terreno venne donato alla Diocesi di Venezia, che consentì ai frati di rifondarvi il monastero, tuttora attivo.

Notevoli il I Chiostro risalente al XIII secolo, il II Chiostro della seconda metà del ‘400, La chiesa delle Stimmate che ingloba nel sottosuolo i resti della chiesa duecentesca, parzialmente visibili attraverso le apposite grate, la Cappella della Madonna eretta anch’essa nella seconda metà del ‘400, l’Antica Sacrestia adibita a tale scopo dal secolo XIII.

Tutto il complesso è immerso nel verde e nel silenzio, disturbato solo dal canto degli uccelli e dai motori delle imbarcazioni che navigano la laguna; magnifiche le viste su Venezia, Burano e Mazzorbo.

La nostra giornata, uniformandoci alla vita della comunità religiosa, cominciava la mattina alle 6.45 con le Lodi cui seguiva alle 7.15 l’Eucarestia; alle 11.30 l’Ufficio delle Letture, alle 14.30 l’Ora Media, alle 18.30 il Vespro e meditazione, per finire alle 21.00 con Compieta.

A questa liturgia si è accompagnata una serie di meditazioni guidate con grande vivacità e sapienza da Fra’ Felice, che ci ha veramente trascinato all’interno delle Scritture con conoscenza e profondità ammirevoli.

 

Risurrezione di Lazzaro (Giovanni 11,1-57)

Era allora malato un certo Lazzaro di Betània, il villaggio di Maria e di Marta sua sorella. Maria era quella che aveva cosparso di olio profumato il Signore e gli aveva asciugato i piedi con i suoi capelli; suo fratello Lazzaro era malato. Le sorelle mandarono dunque a dirgli: «Signore, ecco, il tuo amico è malato». All’udire questo, Gesù disse: «Questa malattia non è per la morte, ma per la gloria di Dio, perché per essa il Figlio di Dio venga glorificato». Gesù voleva molto bene a Marta, a sua sorella e a Lazzaro. Quand’ebbe dunque sentito che era malato, si trattenne due giorni nel luogo dove si trovava. Poi, disse ai discepoli: «Andiamo di nuovo in Giudea!». I discepoli gli dissero: «Rabbì, poco fa i Giudei cercavano di lapidarti e tu ci vai di nuovo?». Gesù rispose: «Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce di questo mondo; ma se invece uno cammina di notte, inciampa, perché gli manca la luce». Così parlò e poi soggiunse loro: «Il nostro amico Lazzaro s’è addormentato; ma io vado a svegliarlo». Gli dissero allora i discepoli: «Signore, se s’è addormentato, guarirà». Gesù parlava della morte di lui, essi invece pensarono che si riferisse al riposo del sonno. Allora Gesù disse loro apertamente: «Lazzaro è morto e io sono contento per voi di non essere stato là, perché voi crediate. Orsù, andiamo da lui!». Allora Tommaso, chiamato Dìdimo, disse ai condiscepoli: «Andiamo anche noi a morire con lui!».

 

Venne dunque Gesù e trovò Lazzaro che era già da quattro giorni nel sepolcro. Betània distava da Gerusalemme meno di due miglia e molti Giudei erano venuti da Marta e Maria per consolarle per il loro fratello. Marta dunque, come seppe che veniva Gesù, gli andò incontro; Maria invece stava seduta in casa. Marta disse a Gesù: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto! Ma anche ora so che qualunque cosa chiederai a Dio, egli te la concederà». Gesù le disse: «Tuo fratello risusciterà». Gli rispose Marta: «So che risusciterà nell’ultimo giorno». Gesù le disse: «Io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me, anche se muore, vivrà; chiunque vive e crede in me, non morrà in eterno. Credi tu questo?». Gli rispose: «Sì, o Signore, io credo che tu sei il Cristo, il Figlio di Dio che deve venire nel mondo».  Dopo queste parole se ne andò a chiamare di nascosto Maria, sua sorella, dicendo: «Il Maestro è qui e ti chiama». Quella, udito ciò, si alzò in fretta e andò da lui. Gesù non era entrato nel villaggio, ma si trovava ancora là dove Marta gli era andata incontro. Allora i Giudei che erano in casa con lei a consolarla, quando videro Maria alzarsi in fretta e uscire, la seguirono pensando: «Va al sepolcro per piangere là». Maria, dunque, quando giunse dov’era Gesù, vistolo si gettò ai suoi piedi dicendo: «Signore, se tu fossi stato qui, mio fratello non sarebbe morto!». Gesù allora quando la vide piangere e piangere anche i Giudei che erano venuti con lei, si commosse profondamente, si turbò e disse: «Dove l’avete posto?». Gli dissero: «Signore, vieni a vedere!». Gesù scoppiò in pianto. Dissero allora i Giudei: «Vedi come lo amava!». Ma alcuni di loro dissero: «Costui che ha aperto gli occhi al cieco non poteva anche far sì che questi non morisse?». Intanto Gesù, ancora profondamente commosso, si recò al sepolcro; era una grotta e contro vi era posta una pietra. Disse Gesù: «Togliete la pietra!». Gli rispose Marta, la sorella del morto: «Signore, già manda cattivo odore, poiché è di quattro giorni». Le disse Gesù: «Non ti ho detto che, se credi, vedrai la gloria di Dio?».Tolsero dunque la pietra. Gesù allora alzò gli occhi e disse: «Padre, ti ringrazio che mi hai ascoltato. Io sapevo che sempre mi dai ascolto, ma l’ho detto per la gente che mi sta attorno, perché credano che tu mi hai mandato». E, detto questo, gridò a gran voce: «Lazzaro, vieni fuori!». Il morto uscì, con i piedi e le mani avvolti in bende, e il volto coperto da un sudario. Gesù disse loro: «Scioglietelo e lasciatelo andare». Molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di quel che egli aveva compiuto, credettero in lui. Ma alcuni andarono dai farisei e riferirono loro quel che Gesù aveva fatto. Allora i sommi sacerdoti e i farisei riunirono il sinedrio e dicevano: «Che facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo fare così, tutti crederanno in lui e verranno i Romani e distruggeranno il nostro luogo santo e la nostra nazione».Ma uno di loro, di nome Caifa, che era sommo sacerdote in quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla e non considerate come sia meglio che muoia un solo uomo per il popolo e non perisca la nazione intera». Questo però non lo disse da se stesso, ma essendo sommo sacerdote profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione e non per la nazione soltanto, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo. Gesù pertanto non si faceva più vedere in pubblico tra i Giudei; egli si ritirò di là nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Efraim, dove si trattenne con i suoi discepoli.

Parabola del seme (Marco 4,26-29)

Disse ancora: «Il regno di Dio è come un uomo che getta il seme in terra. Ora la notte e il giorno, mentre egli dorme e si alza, il seme germoglia e cresce senza che egli sappia come. Poiché la terra produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga. E, quando il frutto è maturo, il mietitore mette subito mano alla falce perché è venuta la mietitura».

 

 

 

Il Discorso di Salomone (attribuito, Sapienza)

Per questo pregai e mi fu elargita la prudenza; implorai e venne in me lo spirito di sapienza. La preferii a scettri e a troni, stimai un nulla la ricchezza al suo confronto; non la paragonai neppure a una gemma inestimabile, perché tutto l’oro al suo confronto è un po’ di sabbia e come fango verrà valutato di fronte ad essa l’argento.

L’amai più della salute e della bellezza, preferii il suo possesso alla stessa luce, perché non tramonta lo splendore che ne promana. Insieme con essa mi sono venuti tutti i beni, perché la sapienza li guida, ma ignoravo che di tutti essa è madre. Senza frode imparai e senza invidia io dono, non nascondo le sue ricchezze. Essa è un tesoro inesauribile per gli uomini; quanti se lo procurano si attirano l’amicizia di Dio, sono a lui raccomandati per i doni del suo insegnamento.

 

Hanno partecipato a questa significativa esperienza Adriano Bianco, Gabrio Pellegrini, Piero Bortoletti, Augusto Gabbrielli, Ivana Vianello con Roberto e Renato M. Cesca con Mara.

Molte le idee per il ritiro del prossimo anno, ma certo lasciare i Francescani sarà difficile.

Pace e bene !

 

Renato Maria Cesca

 

 

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