Il Casinò di Venezia è una risorsa o no?

IL CASINO’ DI VENEZIA è UNA RISORSA?

 

Al quesito, posto come titolo alla relazione tenuta nella conviviale del 10 settembre, ha risposto il Professor Gianni Corradini, ordinario di Diritto del Lavoro all’Università di Trieste, ex Amministratore Delegato del Casinò di Venezia, titolare di un lungo curriculum per numerosi prestigiosi incarichi nazionali e internazionali.

Il prof. Corradini venne chiamato dal Sindaco di Venezia Massimo Cacciari nel 1998 per risollevare le sorti del Casinò di Venezia, i cui introiti, storicamente una grossa risorsa per il Comune di Venezia, stavano pericolosamente declinando. Il professore assunse la carica di Amministratore delegato e Direttore generale e riportò gli incassi annui da 70 milioni a 220 milioni nell’arco 1998-2002. L’azione del prof. Corradini fu di chiudere il Casinò del Lido, fonte di grosse perdite e la creazione del Casinò di Ca’ Noghera. Successivamente, lasciato l’incarico, gli introiti del Casinò tornarono a declinare fino ai 60 milioni annui del 2014.

Nella sua disamina della situazione attuale, il professore afferma che il Casinò di Venezia ha un’immagine mondiale e un alto potenziale, che gli attuali amministratori (il professore dice tout court “i veneziani si piangono addosso”) non sanno sfruttare, incapaci di vedere i mutamenti nella richiesta della clientela e i progressi che altrove, altre case da gioco fanno nel mondo. Tanto per fare un esempio, nessuno si è accorto che improvvisamente si sono aperti 35000 casinò in Italia, tutte le slot machines diffuse nelle tabaccherie e ricevitorie?

Secondo uno studio del relatore, una moderna casa da gioco competitiva dovrebbe avere queste caratteristiche: di passaggio, cioè vicino ai grandi flussi di persone, per esempio l’aeroporto, di convenienza, vale a dire aperta alla più vasta clientela, tipo Ca’ Noghera, di divertimento, cioè dotata di attrazioni e logistica a buon mercato, alberghi, ristoranti, intrattenimenti, come Las Vegas o Macao, infine di stile, come l’esempio classico di Ca’ Vendramin.

Con queste premesse, il professore non è ottimista: occorrerebbe un dirigente capace (volendo, non mancano) e una visione dell’amministrazione comunale aperta alle novità, ma teme il solito condizionamento degli interessi politici.

R.Majer

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