Scarpe, scarpe, scarpe

SCARPE,
SCARPE, SCARPE.

La
conviviale di giovedì 25 febbraio ha visto protagonista l’industria della
calzatura, “il petrolio” della Riviera del Brenta.

A
parlarcene sono i due più alti rappresentanti dell’Associazione Calzaturieri
della Riviera del Brenta (A.C.R.I.B.), il Presidente Siro Badon e il Direttore
Generale Giorgio Menegazzo.

La
calzatura della Riviera del Brenta trae le sue origini dai “Calegheri”
veneziani del XIII secolo, anche se ha avuto il suo pieno sviluppo verso la
fine del XIX secolo.

Il vero
inizio risale al 1898 quando Giovanni Luigi Voltan, sulla scorta delle
esperienze acquisite nelle più importanti industrie calzaturiere degli Usa,
diede vita a Stra (Ve) al primo complesso calzaturiero industrializzato
d’Italia. Ben presto questo esempio fu seguito da altri che, formatisi
professionalmente alla “scuola” di Luigi Voltan, diedero l’avvio ad
altre similari esperienze.

Fondamentale
nella trasmissione dell’arte è la Scuola per Modellisti calzaturieri, attiva
dal 1923.

Nel secondo
dopoguerra la Riviera del Brenta assiste al proliferare del lavoro calzaturiero
anche se, agli inizi, il livello qualitativo della produzione non era dei più
elevati. Il salto tecnologico-organizzativo è dato dalla introduzione di nuove
macchine e dalle tecniche di organizzazione e controllo del lavoro; tutto ciò
favorito anche dalla nascita del MEC, Mercato Economico Europeo, e
dall’apertura dei grandi mercati esteri.

Oggi
operano nel settore 522 PMI che coprono l’intera filiera produttiva (130 produttori
di calzature, supportati dai sub-fornitori di componentistica e servizi). In
esse trovano occupazione oltre 10.000 addetti. La produzione annua si attesta
su 19,4 milioni di paia, per il 95% sono calzature femminili di tipo fine-lusso,
e per il restante 5% sono calzature per uomo di tipo fine-lusso. Il giro
d’affari attualmente supera i 1,8 miliardi di Euro, il 91% dei quali di export
(ca. 30% in Europa, inclusa Russia, ca. 30% in America, ca. 30% in Medio e
Estremo Oriente). Il costo di produzione medio ex-factory (dal produttore al
commerciante) è tre volte superiore al costo medio nazionale.

 

Oltre alle
molte “private labels” (marchi propri delle aziende), la specificità mondiale
del settore brentano deriva anche dal fatto che molte delle calzature
“griffate” alto di gamma presenti sui mercati mondiali sono prodotte
– ma in gran parte co-ideate e progettate, finanche commercializzate – in
collaborazione con i calzaturifici della Riviera del Brenta.

La storia
in sintesi:

        
Venezia, 1268, “Confraternita dei Calegheri”

        
Fine 1800/inizi 1900: la nascita delle aziende
industrializzate

        
1950/60 : ricerca di una immagine di qualità medio/alta

        
1961: costituzione dell’Associazione Calzaturifici
Riviera del Brenta

        
1970/1985: conquista dei mercati mondiali con
prodotti di qualità medio-fine e fine

        
1976: costituzione Consorzio Maestri Calzaturieri
del Brenta per promozione all’estero, servizi e attività pro export

        
1985/1995: la crisi e la necessità di cambiamento

        
1996: la scelta di riposizionamento verso l’alta
gamma di prodotto e la collaborazione con le “griffes”

Nei primi
anni ’90, il distretto si è trovato, nel volgere di poche stagioni,
praticamente senza il mercato di riferimento rappresentato dal ceto medio nord
europeo, grazie al quale per molto tempo il distretto era stato leader
continentale di quella fascia.

Tra il 1993
ed il 1994 la scelta strategica tra due scenari: tenere il mercato ma spostare
le aziende in nazioni a basso costo del lavoro; oppure tenere le aziende ma
riposizionarle su segmenti più alti del mercato, dove il maggior valore
aggiunto permettesse di assorbire i maggiori costi.

Gran parte
delle aziende scelse la seconda strada, che significava la riconversione del
distretto, con un processo in cui andavano coinvolti diversi soggetti.

Dal 1995
con le OO.SS. sono stati raggiunti una serie di accordi di politica industriale
e co-gestione di tale processo di riconversione. Trattasi di un caso quasi
unico in Italia di “concertazione”, consolidando una tradizione attiva dal 1962
di contratto territoriale integrativo rispetto al CCLN del settore, con questo
riconoscendo sul piano economico la maggiore professionalità delle ns.
maestranze.

Nel 2010 è
stato firmato un importante protocollo di intesa tra Acrib-Confindustria
Venezia, Confindustria Padova, l’Associazione Artigiani e Piccola Impresa
“Città della Riviera del Brenta” e le Organizzazioni Sindacali Filtea/Cgil e
Femca/Cisl. Si tratta di un accordo in cui le parti si mettono insieme per
disciplinare il lavoro affidato a laboratori esterni, definendo un contratto
tipo, nell’ambito della disciplina dell’appalto, da utilizzarsi per le fasi di
produzione esternalizzate (in particolare il taglio e l’orlatura). Si impegnano
reciprocamente a vigilare sull’applicazione delle norme contrattuali, al fine
di contrastare il fenomeno del lavoro irregolare e dell’evasione contributiva e
a migliorare le condizioni di lavoro.

Tale
protocollo è unico nel suo genere, perché per la prima volta Associazioni
datoriali e Organizzazioni Sindacali hanno collaborato per contrastare il
fenomeno dei laboratori clandestini e del lavoro non regolare, che provocano
concorrenza sleale tra le aziende del distretto.

Nel 2015 la Consulta ha attualizzato
il progetto di certificazione della Calzatura Made in Venezia–Rivera del
Brenta, con la realizzazione di applicativi per la tracciabilità. Il progetto è
nato con l’intento comune di garantire all’interno del distretto la legalità
ritenuta elemento essenziale per la crescita e la difesa della qualità e della
professionalità dello stesso. L’obiettivo è quello di valorizzare e sostenere
la produzione delle aziende calzaturiere del territorio sia mediante un marchio
di qualità, che porti in trasparenza l’intero processo produttivo per premiare
tutte quelle aziende che operano nel rispetto delle regole e della legalità,
sia mediante la tracciabilità del prodotto. Elevare la qualità e l’eticità del
prodotto contribuirà a dare valore aggiunto alle calzature della Riviera del
Brenta e a qualificare ulteriormente l’offerta nei mercati nazionali ed internazionali.

 

Cosa ne è
derivato: Negli ultimi anni si è registrata la chiusura di numerose piccole e
medie aziende, senza perdere occupati. Dei 13.000 addetti di allora, ne sono
stati “riconvertiti” oltre 10.000, grazie a ca. 2.200 corsi per oltre 1,9
milioni di ore di formazione, operando tramite il Politecnico Calzaturiero. Si
tratta della struttura di formazione, ma anche di ricerca ed innovazione
tecnologica, nata già nel 1923 per volontà degli imprenditori, senza la quale oggi
difficilmente il Distretto sarebbe ai livelli correnti.

I
laboratori sono diventati moderne strutture/atelier dove, anche nei reparti
produttivi, si adottano anche implementazioni superiori alle norme di legge.
Sono stati attuati massicci investimenti in ricerca ed in tecnologia informatica
per progettazione modelli e taglio delle pelli, ammodernati dei macchinari di
produzione.

Molto è
stato fatto anche sul versante della salute e della sicurezza nei luoghi di
lavoro – con formazione e corsi specifici, tanto da fare diventare la “Riviera
del Brenta” il distretto produttivo a più bassa sinistrosità d’Italia, come
attestato dai dati INAIL.

Con
l’Istituto sono in atto dei protocolli per il monitoraggio e la valorizzazione
delle PMI che conservano gli alti standard di sicurezza e salute dei
lavoratori.

Renato M. Cesca

 

 

 

 

 

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