Gita in Sicilia occidentale, 20 – 24 aprile 2016
L’aeroporto di Treviso è il punto di partenza per la
nostra gita in Sicilia, e lì si ritrovano puntuali Pietro e Rita Milano,
Augusto e Cristina Gabbrielli, Piero e Marlisa Bortoletti, Renato e Mara Cesca,
Ivana Vianello e Roberto Rongaudio, Carla Zanon Vicari, Stefano G. Siggia, Giuseppe
Di Giovanni, Rosalia Zara: come avrete notato è assente l’immancabile Adriano,
assente peraltro giustificato perché domenica 24 festeggerà 50 anni di
matrimonio e 80 di età. Auguri !!!
Puntuale il volo Ryanair e
all’arrivo gradita sorpresa della Presidente del Rotary Club Palermo Monreale
Maria Teresa Pirajno che ha avuto la cortesia di venire a darci il benvenuto,
in attesa di rivederci sabato sera.
Gaetano
e Ninni, Filippa e Jean Paul, questi sono i nomi di chi ci renderà piacevole e
interessante la visita in Sicilia: i primi due padre e figlio (titolare della
Trapani Tourism) autisti provetti e cortesi dei due pulmini a nostra
disposizione, gli altri due guide colte, preparate e cordiali per le visite
culturali.
Partiamo
alla volta di Marsala, con uno splendido e caldo sole mediterraneo, e la prima
sosta arriva dopo circa mezz’ora nel paesino di Dattilo, dove pare esserci la
miglior pasticceria della zona in tema di cannoli siciliani: il nostro Giuseppe
vuole offrirci subito un assaggio di arte dolciaria sicula, ed infatti i
cannoli fatti al momento vengo fatti sparire dai voraci viandanti in un
battibaleno.
Arrivati in albergo, l’Hotel Stella d’Italia situato in un’ottima posizione,
circondato da antichi edifici, in una via tranquilla nel centro storico di
Marsala, a soli pochi metri dalla piazza principale della città, c’è il tempo di un primo contatto con la bella Marsala, il cui centro
storico è curato e pulito come fosse stato appena restaurato. Per la cena
raggiungiamo con una breve passeggiata il Ristorante “Il Gallo e l’Innamorata”
e subito ci rendiamo conto che questo soggiorno metterà a dura prova la nostra
linea. Cena davvero squisita.
La mattina di giovedì incontriamo con la nostra guida, Sig.ra Pina Coppola,
preparata e simpatica, che ci accompagnerà anche nelle successive escursioni. Visitiamo
il centro storico, la Chiesa Madre, l’antico mercato del pesce, le porte di
accesso alla città, porta Garibaldi e Porta Nuova e l’interessante area
archeologica: purtroppo il
museo è in ristrutturazione e non è visitabile come pure la Nave Punica, ritrovata nel 1969 nelle acque al largo
dell’Isola Grande,
presso l’imboccatura nord della laguna dello Stagnone. È certamente il reperto più
importante del museo, visitato da archeologi e studiosi di tutto il mondo, in
quanto esemplare unico, ma che noi ahimè non vedremo.
Dopo un frugale pranzo, ci avviamo all’imbarco per l’Isola di Mozia con relativo Museo Whitaker. L’incanto di Mozia, il suo lindore e
il suo fascino sono un patrimonio comune a tutti coloro che abbiano almeno una
volta avvicinato quest’isola, unica per collocazione ambientale e, soprattutto,
per i resti dell’antica città fenicia e punica che vi sorse e la occupò
interamente. Fu Giuseppe Whitaker, nel 1902, ad acquistare l’isola e a
riconoscerne lo straordinario valore ambientale e archeologico. Con la
collaborazione del suo fedele sovrastante, il colonnello Giuseppe Lipari
Cascio, “Pip” Whitaker esplorò Mozia portando alla luce ampi tratti di mura, le
porte urbiche e diverse parti dei monumenti maggiori che costellavano l’isola,
dal Kothon al Santuario del Cappiddazzu, al Tofet. Acuto osservatore della
natura e delle opere dell’uomo, Whitaker comprese il valore immenso dell’isola,
45 ettari di resti archeologici testimoni della presenza dei Fenici in Sicilia
Occidentale, al centro del Mediterraneo, sepolti sotto una basso strato di
terreno agricolo formatosi in secoli di abbandono. Un nuovo impulso alle
ricerche archeologiche sull’isola fu portato a partire dagli anni ‘60 del
Novecento dalle missioni britannica, diretta da Benedikt Isserlin, e
dall’Università di Roma “La Sapienza”, diretta da Antonia Ciasca, assieme alla
Soprintendenza alla Sicilia Occidentale, grazie alla lungimiranza di Vincenzo
Tusa. Monumenti come il Kothon, la Porta Nord, il circuito delle mura, il
Santuario del Cappiddazzu, il Tofet, furono nuovamente esplorati con campagne sistematiche
di indagini e scoperte straordinarie, culminate, nel 1979 con il ritrovamento
dell’incantevole statua del “Giovane di Mozia”, un capolavoro dell’arte greca
arcaica, rinvenuto dalla missione dell’Università di Palermo.
Davvero
soddisfatti per la giornata e per le bellezze che abbiamo potuto ammirare, tra
l’altro con una temperatura mite che ci ha consentito le lunghe passeggiate
senza problemi, ceniamo nuovamente a Marsala al Ristorante Pappalardo che non
delude le nostre aspettative.
Venerdì
si parte alla volta di Trapani, per visitare le
saline e il Museo del Sale. Grazie ad un percorso guidato dal simpatico e ironico
Alberto, si ripercorrono le tappe e le vicende di una storia lunga secoli e
secoli. Visitare questi luoghi permette di scoprire le armonie di un
territorio, che unisce mare e terra. Inoltre, l’escursione aiuta a comprendere
l’alto valore culturale di un’antica operosità, ancora attuale, che è quella della
salicoltura. Dopo la visita al museo,ci tratteniamo a passeggiare nelle saline
circostanti, da cui si ha una vista panoramica della città di Trapani e dello sperone di
roccia su cui sorge Erice. Ed è proprio li, a Erice, che ci rechiamo per la
visita a questo piccolo e suggestivo
borgo medievale ricco di storia, che sorveglia dall’alto il porto di Trapani,
con il suo Castello Normanno e la Chiesa dell’Assunta (Chiesa Madre).
Sulla strada di ritorno verso Marsala attraversiamo la Riserva dello
Zingaro, la prima area protetta istituita in Sicilia nel lontano 1981. Un
percorso di
si districa lungo il fianco della montagna e costeggia le più belle cale di
questa costa incontaminata. Affacciata sul mare lungo il percorso, c’è la tonnara
di Scopello. Questa tonnara è una delle più importanti e
antiche di tutta la Sicilia; fu edificata non prima del XIII
secolo e notevolmente ampliata dalla famiglia Sanclemente nel corso dei secoli XV e del XVI.
Passò quindi alla Compagnia di Gesù e infine alla famiglia Florio. Salutiamo
la nostra brava Filippa che ci ha fatto davvero godere ogni angolo di questa
bella Sicilia.
A concluderla giornata, visita alle Cantine Florio, casa di produzione vinicola fra le più
antiche di Sicilia,
produttrici del vino
Marsala. Oggi fa parte del gruppo Illva di Saronno e
produce anche moscato e passito di Pantelleria. Interessante la
visita guidata, conclusa con saporiti assaggi di questo vino straordinario.
Sabato mattina partenza
per Palermo, con sosta a Terrasini per un incontro ravvicinato con qualche
altro cannolo e per far salire a bordo la nostro nuova guida, Jean Paul
Barreaud, un francese che vive da oltre trenta anni a Palermo, di vasta cultura
e di smisurato amore per questa terra. Prima tappa il Palazzo delle Aquile
(Municipio), la Fontana della Vergogna, la Chiesa della Martorana e l’adiacente
San Cataldo; quattro passi, e siamo nel mezzo del caratteristico mercato di
Ballarò, dove consumiamo un veloce spuntino. Il pomeriggio, raggiungiamo il Palazzo
dei Normanni (Regione) per la visita alla Cappella Palatina. Le tre navate sono separate da colonne in granito
e marmo cipollino a capitelli
compositi che sorreggono una struttura di archi ad ogiva. Completa la costruzione la
cupola, eretta sopra le tre absidi del santuario. La cupola e il campanile originariamente
erano visibili dall’esterno prima di venire inglobate nel Palazzo Reale in
seguito alle costruzioni successive. La cupola, il transetto
e le absidi sono interamente decorate nella parte superiore da mosaici bizantini, tra i
più importanti della Sicilia, raffiguranti il Cristo Pantocratore benedicente, l’immagine di
maggiore impatto della cappella, gli evangelisti e scene bibliche varie. Il
gigantesco Cristo Pantocratore ha in mano un libro in cui sono scritti i passi
del vangelo di Giovanni: “Io sono la luce del mondo, chi mi segue non
camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita.”, sia in latino che in
greco. I mosaici di datazione più antica sono quelli della cupola, risalenti
alla costruzione originaria. I mosaici della volta con il Cristo Pantocratore e gli
angeli attorno evocano il Salmo 11,4 :” Il Signore nel tempio santo, il
Signore ha il trono nei cieli”. Il soffitto in legno della navata
centrale e le travature delle altre navate sono decorate con intagli e dipinti
di stile arabo (muqarnas). In ogni spicchio sono presenti stelle lignee
con rappresentazioni di animali, danzatori e scene di vita della corte islamica e del paradiso
com’è descritto nel Corano.
E’ la volta di
raggiungere Monreale, che si trova a pochi chilometri di distanza da Palermo, e
domina dall’alto la valle dell’Oreto e tutta
rappresenta, senza ombra di dubbio, il massimo capolavoro dell’architettura
normanna in Sicilia.
L’edificio
segue il modello delle grandi basiliche benedettine di provenienza cluniacense.
La facciata, prospiciente una piazza quadrangolare, è stretta fra le due torri campanarie,
delle quali quella di sinistra rimasta incompiuta al primo ordine. L’ingresso è
preceduto dal portico
settecentesco,
in stile barocco, che si apre sull’esterno con
tre archi a tutto sesto poggianti su colonne tuscaniche;
al di sotto di esso, vi è il portale, chiuso da due battenti bronzei, opera di Bonanno
Pisano e risalenti al 1185–1186.
Nella parte superiore della facciata, terminante con un basso timpano triangolare,
si apre una monofora
ogivale
incorniciata da una decorazione ad archetti ciechi intrecciati fra di loro.
Le
pareti del capocroce e della navata centrale sono, superiormente, rivestite da mosaici di scuola bizantina a fondo
oro, eseguiti tra il XII e la
metà del XIII
secolo da maestranze in parte locali e in parte veneziane,
formatesi alla scuola bizantina. Questi mosaici raffigurano storie cicliche
dell’Antico e del Nuovo
Testamento; nel catino absidale mediano è la colossale figura del Cristo Pantocratore. Sul fianco destro è il
sarcofago in porfido di Guglielmo I, morto nel 1166, e quello
marmoreo di Guglielmo II il Buono. Sul lato sinistro,
dentro tombe ottocentesche, si trovano le spoglie di Margherita di Navarra e di Sicilia,
moglie di Guglielmo I, e dei figli Ruggero ed Enrico e
un cenotafio con i resti del re Luigi IX di Francia.
Il nostro albergo è anche la sede del Rotary Club Palermo Monreale, e
quindi è particolarmente comodo ritrovarci con loro per la Conviviale che andrà
a suggellare questo contatto tra Club fortemente voluta da Giuseppe Di Giovanni
e da Maria Teresa Pirajno. La parte formale si svolge in una saletta riunioni
alla presenza di tutti noi e di un nutrito gruppo di Soci palermitani: particolarmente
calorosi i reciproci saluti dei due Presidenti, Pietro e Maria Teresa, cui
segue lo scambio dei doni: un Leone di San Marco in bronzo da parte nostra e un
bel libro per noi tutti da parte loro, “Oelha, cosi di Diu e cosi di duci” arte
e ricette siciliane mirabilmente accostate.
Ottima la cena a buffet a base di specialità siciliane, con grande
cordialità e immediato affiatamento tra i Soci dei due Club.
Grazie amici siciliani, arrivederci !
Domenica
è il giorno che conclude la nostra vacanza: Piero, Marlisa, Ivana e Roberto ci
salutano diretti alla volta di Cefalù, dove soggiorneranno qualche altro
giorno. I “superstiti”, dopo una passeggiata lungo la moderna e ricca di negozi
Via della Libertà, vanno a visitare il Palazzo della Zisa. Concepito come dimora estiva dei re,
rappresenta uno dei miglior esempi del connubio di arte e architettura normanna
con ambienti tipici della casa normanna (compresa la doppia torre cuspidata) e
decorazioni e ingegnerie arabe per il ricambio d’aria negli ambianti. Si
tratta, infatti, di un edificio rivolto a nord-est, cioè verso il mare per
meglio godere delle brezze più temperate, specialmente notturne, che venivano
captate dentro il palazzo attraverso i tre grandi fornici della
facciata e la grande finestra belvedere del piano alto. Questi venti, inoltre,
venivano inumiditi dal passaggio sopra la grande peschiera antistante il
palazzo e la presenza di acqua corrente all’interno della Sala della Fontana
dava una grande sensazione di frescura. L’ubicazione del bacino davanti al
fornice d’accesso, infatti, è tutt’altro che casuale: esso costituiva una fonte
d’umidità al servizio del palazzo e le sue dimensioni erano perfettamente
calibrate rispetto a quelle della Zisa. Anche la dislocazione interna degli
ambienti era stata condizionata da un sistema abbastanza complesso di
circolazione dell’aria che attraverso canne di ventilazione, finestre esterne
ed altri posti in riscontro stabilivano un flusso continuo di aria. Facevano
parte del complesso monumentale normanno anche un edificio termale, i cui resti
furono scoperti ad ovest della residenza principale durante i lavori di
restauro del palazzo, ed una cappella palatina posta poco più ad ovest, lungo la
via oggi nominata dei Normanni.
E’ ora di pranzo, e
Giuseppe ci ha riservato un’altra bella sorpresa: il Ristorante “‘a Cuccagna” è
infatti di ottimo livello, tra l’altro di proprietà di un suo confratello, il
Cav. Carmelo Sammarco, appartenente allo stesso Ordine Cavalleresco, e il caso
ha voluto che ci fosse una tavolata in onore della Principessa Beatrice di
Borbone! Come dire, un tocco di glamour e nobiltà.
Il nostro delizioso
pranzo è stato impreziosito da una graditissima bottiglia di Moet & Chandon
offerta da Augusto per festeggiare il suo quarantatreesimo anniversario di
nozze con Cristina: auguri!
Alle 19.55 ci imbarchiamo sul puntualissimo volo
che ci riporterà a Treviso: grazie Giuseppe per aver proposto e poi organizzato
al meglio questo splendido viaggio in Sicilia.
Renato M. Cesca