Il segreto dei marò

IL
SEGRETO DEI MARO’

 

Ancora un Interclub che vede il nostro
Rotary partecipare assieme al R.C. Padova Nord e al Rotaract Club Padova
Euganea alla interessante serata organizzata dal R.C. Padova Contarini.

E’ il Presidente Paolo Pigato a
porgere il saluto agli intervenuti e a presentare alla platea il relatore Tono
Capuozzo, giornalista, scrittore da tutti conosciuto come coraggioso e
sensibile inviato di guerra.

 

L’occasione contingente è data
dall’uscita del suo nuovo libro “Il segreto dei Marò”; Toni Capuozzo parla con
passione di Massimiliano Latorre e Salvatore Girone, i due fucilieri di marina
detenuti in India dal 2012 con l’accusa, infamante, di aver ucciso due
pescatori indiani scambiati per pirati. Capuozzo ha conosciuto di persona Latorre,
nel lontano 2006, quando gli fece da scorta a Kabul

Lo stato
attuale delle cose è
preoccupante. Sono appena stati nominati i
giudici della Corte arbitrale internazionale dell’Aja, ma è difficile
aspettarsi una decisione diversa da quella del Tribunale del Mare di Amburgo,
che aveva pilatescamente sospeso ogni iter giudiziario. Ciò può significare che
Latorre e Girone restino sotto scacco della giustizia indiana per anni. Italia
e India si confronteranno per decidere chi ha diritto a processarli. E loro
continueranno a non aver diritto a un processo che attendono già da tre anni.

Nella diplomazia, come in ogni altro
confronto, i rapporti di forza contano. Qui abbiamo una diplomazia indiana da
sempre determinata e all’offensiva e una diplomazia italiana sempre in ritirata
e sempre in cerca di un accordo al ribasso. Lo stesso governo Renzi avviò un
negoziato che era in buona sostanza un patteggiamento.

La responsabilità è dell’impotenza della nostra politica; dal 15 febbraio 2012, giorno
dell’incidente, si sono succeduti cinque ministri degli Esteri e tre della
Difesa. Non metto tutti sullo stesso piano, perché è evidente che quelli del
governo Monti portano colpe maggiori, ma non posso negare che siano tutti
compartecipi di un fallimento. La domanda che mi sento sempre rivolgere è come si esce da questo
impasse.
È il momento di una soluzione extragiudiziale, serve un’iniziativa politica.
Roma e Dehli dovrebbero intrecciare un dialogo costruttivo: Modi avrebbe
l’occasione di un gesto magnanimo, Renzi potrebbe risolvere un problema che si
trascina da troppo tempo. Bisogna riportare il conflitto nell’alveo di un
confronto giuridico serio. Solo quello. Lo scontro diplomatico ha coinvolto i
rapporti tra i due Paesi ad ogni livello: l’India non ha partecipato ad Expo
2015, importanti aziende italiane vengono escluse da appalti in India per
centinaia di milioni di euro. Bisogna svelenire il clima, lo chiedono le comunità
commerciali dei due Paesi.

E lo chiedono soprattutto i fucilieri di marina. Si
può convincere l’India a permettere loro di tornare in Italia, in attesa che
venga celebrato il processo,

impegnandosi a presentarsi a Dehli il giorno della prima udienza, se il
processo si terrà in India. Trattando i pescatori indiani morti come se fossero
italiani, nel caso il processo dovesse celebrarsi a Roma. Del resto anche
dovessero tornare in Italia non ci sarebbe pericolo di fuga, né di inquinamento
delle prove, né di reiterazione del reato.

Sono da sempre convinto dell’innocenza dei marò, ho conosciuto
personalmente Latorre, in Afghanistan, nel 2006: è
una persona perbene. A Kabul mi faceva
da capo scorta: mai una sgommata, mai una spacconata. E se in Afghanistan uno
vuole giocare a fare il Rambo vi assicuro che le occasioni non mancano.

Il mio libro si intitola “Il segreto dei marò”: ma è un segreto di Pulcinella quello
sulla loro innocenza. Non tornano gli orari, non tornano le perizie, peraltro
fatte dagli indiani senza controparte, non torna il calibro delle armi, insomma
pare davvero una grossa montatura per trovare un colpevole “comodo” e spuntare
dei risarcimenti per le vittime. Loro hanno sempre detto di non essere
colpevoli, ma le Istituzioni italiani hanno sempre tenuto questo segreto
nascosto, convinte che sostenere apertamente l’innocenza dei marò avrebbe
causato un aspro braccio di ferro diplomatico, cosa che l’Italia non voleva
fare, temendo per i propri affari. Eravamo convinti che si sarebbe risolto
tutto a tarallucci e vino. E invece…”

 

Convinti e calorosi gli applausi,
riconoscimento per l’impegno di un uomo, prima che di un giornalista, che si
impegna per l’emergere della verità e per la restituzione della libertà e della
dignità ai nostri due fucilieri di marina.

 

Renato
M. Cesca

 

 

TONI
CAPUOZZO

Nato da padre napoletano
e madre triestina
a Palmanova,
ha vissuto per un anno a Cervignano del Friuli, dove risiedeva la
famiglia all’epoca.

Consegue la maturità classica presso
il Liceo Paolo Diacono di Cividale; si laurea in sociologia
all’Università di Trento. Inizia l’attività di
giornalista nel 1979,
lavorando a Lotta Continua, per la quale segue l’America
Latina
, e diviene professionista nel 1983. Dopo la chiusura di Lotta
Continua
scrive per il quotidiano Reporter e per i periodici Panorama Mese ed Epoca.
Durante la Guerra delle Falkland (1982) ottiene
un’intervista esclusiva al grande scrittore Jorge Luis
Borges
.

Successivamente, si occupa di mafia
per il programma Mixer di Giovanni
Minoli
. È inviato per la trasmissione L’istruttoria.
In seguito, collabora con alcune testate giornalistiche del gruppo editoriale Mediaset
(TG4, TG5, Studio Aperto),
seguendo in particolare le guerre nell’ex Jugoslavia, i conflitti in Somalia,
in Medio Oriente e in Afghanistan.

Vicedirettore del TG5 fino al 2013,
dal 2001
cura e conduce Terra!, settimanale del TG5 per dieci
anni e poi in onda su Retequattro, sotto la direzione di Videonews. Ha tenuto
inoltre, su Tgcom24, la rubrica Mezzi Toni.

Toni Capuozzo è
sposato e ha due figli.

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